Ilse 05

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Stava camminando lentamente attorno al corpo...
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Parte 5 della serie di 5 parti

Aggiornato 05/02/2022
Creato 09/13/2010
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V

Stava camminando lentamente attorno al corpo dell'uomo, sempre in stato di incoscienza. Il corpo scultoreo la eccitava da morire, anche se adesso era pesantemente segnato dai colpi di frusta e le sevizie che gli aveva inflitto. Il cazzo poderoso pendeva sempre inerte in mezzo alle gambe muscolose. Pur completamente floscio manteneva comunque una dimensione invidiabile.

"Merda! Se solo avessi un po' più di pazienza" -- si rimproverò mentalmente Ilse. -"Avrei potuto scopare come una pazza per tutto il fine settimana, cazzo! Beh, peccato! Mi divertirò a distruggerlo"

Si inginocchiò fra le gambe dell'uomo e prese a massaggiargli le palle ed il cazzo. Poi con mosse precise gli legò lo scroto con un cordino in nylon, isolando le palle verso il basso. Una volta serrato il nodo, prese il capo del cordino e lo arrotolò sulla sua mano. Strattonò leggermente e Marco rispose con un gemito. Si stava risvegliando e subito il dolore lancinante alle palle lo colse. Ilse strattonò con più forza ed il corpo dell'uomo sobbalzò sul pavimento.

- MMmmmmmpppf, Aaarrggghhhhh!

- Adesso, se non fai il bravo, ti strappo le palle e te le faccio mangiare.

Marco rispose con altri gemiti di dolore, muovendosi piano sul pavimento per cercare di allontanarsi da quella dominatrice demoniaca ed alleviare il feroce dolore.

Ma Ilse era veramente eccitata e prontamente strattonò lo scroto dell'uomo obbligandolo ad indietreggiare.

- Girati, stronzo! A 4 zampe ti voglio! Sempre a 4 zampe devi stare! Come la bestia da monta che sei!

Con fatica Marco si girò e si issò sulle ginocchia. Subito Ilse si sedette cavalcioni sulla sua schiena e prese a strattonargli lo scroto da dietro.

- Aaaaaargh! Bas....taaa.........., basta! Ti prego!

- Non pregare, bastardo! Resisti! Devi resistere! La mia bestia da monta non deve lamentarsi! Mai!

- Aaaaaaaargh!mmmmmmpf!

Ilse strattonava con deliberata ferocia ed era impossibile per l'uomo non emettere alcun suono. Sentiva le palle lacerate ad ogni strattone e sembrava che il suo scroto fosse in fiamme. Cedendo al peso della donna ed al dolore le braccia gli scivolarono sul pavimento ed appoggiò il viso sulla superficie fredda. Ilse si distese pigramente all'indietro sollevando una gamba e schiacciandogli la testa per terra con un piede. Spinse il tacco di metallo nella sua guancia immobilizzandolo dal dolore. L'immagine del maschio sconfitto, dominato dalla sua Dea, che lo usava come uno sgabello di carne era straordinariamente eccitante per Ilse. Era giunto il momento di cavalcarlo. Si alzò dal corpo dell'uomo e raccolse una mutandina di pelle con attaccato un fallo di gomma nero. Le dimensioni del fallo non erano particolarmente grandi ma la superficie era completamente rivestita da borchie in metallo arrotondate. Infilò le mutandine e strinse le cinghie di fissaggio con cura. Il cazzo era adesso ben ritto sul suo pube. Si pose dietro il culo del maschio che, in quella posizione, era ben rivolto in aria e completamente aperto. Marco, pur nel deliquio di dolore che lo avvolgeva completamente, capì cosa stava succedendo e di non avere scampo. Nonostante il dolore e la debolezza provò a trascinarsi in avanti ma la presa ferrea di Ilse, sul cordino che legava il suo scroto, lo fece desistere immediatamente. Tentò nuovamente appena il dolore si acquietò ma Ilse rispose con uno strattone più deciso. Più cercava di sfuggire e più Ilse strattonava con ferocia.

- Dove cazzo pensi di andare, stronzo! Se fai un solo altro movimento ti strappo le palle! -- e per fargli capire che non scherzava diete uno strattone così feroce che Marco urlò a squarciagola il suo dolore.

- Ma cosa pensi di meritare, eh stronzo! Mi hai sfidato spacciandoti per uno stallone invincibile. Dopo quattro scopatine sei crollato come il più incapace degli adolescenti. Adesso non ti si rizza più e con cosa pensi mi debba divertire io? Eh? Stronzo! Dimmi! Cosa devo fare io per divertirmi?

Ma da Marco non poteva arrivare nessuna risposta. Rimaneva gemente, a carponi, con la testa sul pavimento ed il culo ben rivolto in alto. Ilse ispezionò con cura la posizione della plug anale che Marco ancora aveva inserita nel culo. Le piaceva tantissimo l'atto di estrarla con violenza facendo sobbalzare di dolore il maschio sconfitto. L'immagine dello sfintere, completamente aperto, che reagiva contraendosi ritmicamente per richiudersi, era una delle più eccitanti per lei. Afferrò la plug e la ruotò per liberarla dalle aderenze con il canale rettale. Poi la estrasse con un solo deciso movimento.

- Uuuuuuggghhhh! Gggghhhhhhhhhh!

L'uomo gemette di dolore, trattenendo a stento le urla. La sensazione fu così intensa che le sue gambe si contrassero involontariamente verso l'alto. Era a 4 zampe, sulle ginocchia, con la testa schiacciata sul pavimento ed i piedi in aria, contratti verso le natiche. Il suo corpo fremette a lungo ed i gemiti riempirono la stanza. Lo sfintere prese a contrarsi ritmicamente come Ilse amava osservare. Attese qualche istante per fare in modo che si restringesse sino alla esatta dimensione del fallo che indossava. Era una mossa deliberatamente crudele. Avrebbe inserito il fallo nel culo al momento giusto per non fargli sentire le borchie di metallo, ma poi lo sfintere si sarebbe serrato su di esse ad ogni contrazione.

- Ecco, bravo, sei quasi pronto, brava, la mia bestia da monta. Adesso sentirai come ti scopa la Tua padrona.

Ilse appoggiò la cappella allo sfintere aperto e spinse con delicata lentezza. Il cazzo di gomma scivolò nel culo di Marco senza incontrare resistenza, tutto sino alla radice.

- Adesso rilassati e godrai come un pazzo. Ti scoperò fino a farti venire come una bestia. Ti lascerò con il culo sfondato.

Dubitava che l'uomo potesse raggiungere l'orgasmo. Troppo molle e sfinito il suo cazzo, troppo vuote le sue palle. Almeno ci avrebbe provato. Marco si rilassò seguendo le indicazioni di Ilse, sperando in un attimo di umanità della sua padrona, ma dovette ricredersi immediatamente. Rilassandosi, lo sfintere si chiudeva sempre più con le tipiche ritmiche contrazioni e le pareti anali iniziarono a serrarsi sulle borchie metalliche. Pur non essendo appuntite erano nettamente dolorose e molto più dure del lattice. In breve il dolore fu insostenibile ed involontariamente cercò di espellere il cazzo di gomma, come se stesse defecando. Era il segnale che Ilse attendeva. Ora era sicura che le borchie erano diventate dolorose e che lo sfintere era serrato attorno al cazzo. Affondò con un colpo violento e deciso nel culo dell'uomo facendolo gridare di dolore e sobbalzare in avanti.

- Aaaaarrrrgggggghh! Cazzooooooo! Uuuuurhhhhhhhhg.

- Resisti stronzo, resisti!

- Aaarrrcgh, che dolore! Non ce la faccioooooooooo. Prese a piagnucolare

Tentò di sfuggirle in avanti ma Ilse lo strattonò il cordino che gli legava le palle. Poi lo afferrò per le spalle e affondò nuovamente in lui con tutta la sua forza. Sentì chiaramente la cappella di lattice che colpì la prostata dell'uomo. I mugolii di dolore riempirono la stanza mentre Ilse iniziava a muoversi con forza dentro di lui. Affondi lenti e decisi tirandolo a sé per le spalle.

- Aaaarrghhh! Mmmpppppf!

- Zitto! Bastardo! Non voglio sentire lamenti da signorina! Prendi il mio cazzo! Prendilo tutto! Merda come mi piace scoparti! Come mi piace scopare un maschio sconfitto!

- Uuuuuhhiiiii, uuuurgggghh

Ilse provava un piacere indicibile a sfondare il culo di un uomo. Soprattutto dopo averlo sconfitto sessualmente. E più erano stati bravi a scoparla, più l'avevano messa in difficoltà e più lei godeva nello sfondare loro il culo, sino a lasciarli inermi e distrutti. Era come domarli a colpi di cazzo, violando la loro mascolinità, strappandogliela affondo dopo affondo, sino a instillare nella loro mente la loro incapacità a soddisfarla ed il loro esistere come puro suo giocattolo da sesso. Adesso che sentiva le urla gutturali di Marco, affondò con più decisione ed accelerò il ritmo. Voleva sentirlo gridare la sua sconfitta, la sua sottomissione e non avrebbe smesso sino a quando non le avrebbe chiesto pietà in lacrime. Il corpo dell'uomo sobbalzava ad ogni affondo e le gambe gli tremavano.

- Dai, stronzo! Sei la mia vacca da monta adesso. Fammi sentire come godi! Fammi sentire come urli, dai bastardo! Cane!

- Aaaarrrrrrrggggh! Ilse, ti prego, ti pregoooooooooooo

- Ilse? Chi cazzo è Ilse? Io sono la tua Padrona stronzo! Merda, sei una merda! Ti sfondo quel culo sino a farti piangere! Dai, vacca, muovi il culo!

- Arrrrrrggggghhhhhh, Padrona, perdono, padronaaaaaaa, perdonnoooooooo!

- Che cazzo devo perdonare eh Stronzo! Che non sei capace di scoparmi? Che il tuo cazzetto non viene più duro dopo quattro orgasmi? Vieni! Vieni adesso stronzo.

Ma il cazzo di Marco non era in grado di riprendersi. Nonostante i colpi continui sulla prostata, nessun segno di eccitazione era visibile ed il cazzo pendeva inerte fra le sue gambe, ciondolando avanti e indietro ad ogni affondo. Ilse continuò per lunghi minuti imprimendo tutta la sua forza ai suoi movimenti. Colpi decisi e brutali che squassavano il corpo di Marco, sfibrando ogni suo muscolo. Serrando labbra e denti cercava di resistere alla feroce sodomizzazione che quell'Amazzone Padrona le infliggeva senza pietà. Ilse continuava ad insultarlo e al dolore univa l'azione psicologica demolitrice del suo essere maschio. Si era alzata leggermente per penetrarlo dall'alto ed i colpi erano ancora più violenti. Non poteva più resistere. Le gambe gli cedettero e scivolò disteso sul pavimento nonostante il dolore atroce alle palle sempre strattonate dal cordino malefico. Ilse assecondò il suo movimento sdraiandosi su di lui ed aderendo alla sua schiena, sempre con il cazzo ben piantato nel suo culo e sempre affondando con violenta freddezza. Era eccitata oltre ogni limite ed il cedimento fisico del maschio le fece esplodere un orgasmo irripetibile nella sua violenza ed intensità.

- Aaaaaaaaaaaaa, godo, godo, godoooooooooooooooo! Ti ho spaccato il culo eh! Bastardo! Crepa, crepa sotto il mio cazzo. Soffri come la vacca da monta che sei!.

Marco stava impazzendo di dolore quando la donna, completamente madida di sudore per lo sforzo e ormai appagata, rallentò il ritmo sino a fermarsi.

- Mmmmmmmm, sfinito? O ne vuoi ancora?

E affondò un singolo colpo violento strappandogli un altro gemito.

- Merda, come mi piace fotterti, bastardo! Allora? Ne vuoi ancora?

Marco scosse debolmente la testa in segno di diniego.

- Noooo, non puoi essere già finito! Ho ancora voglia scoparti, di romperti, di farti implorare.

- Bastaaaaaaa, padrona, bastaaaaaaaaaa.

- Chi sono io?

- Ilse, la mia Padrona.

- Chi ti ha rotto il culo?

- Ilse, la mia Padrona.

- Chi è il più forte?

- Ilse, la mia Padrona.

- E chi è che vuole ancora godere?

- Ilse,....... La mia Padronaaaaa.

- Allora alza il culo che ho voglia di iniziare nuovamente.

Così dicendo si sollevò da lui ed estrasse il cazzo dal culo. Prese a tirare con decisione il cordino di nylon stretto attorno ai suoi coglioni e lo obbligò a rimettersi a 4 zampe, pur completamente sfinito. Le gambe gli tremavano dallo sforzo, ormai disumano per lui. Ilse riprese la posizione con le gambe leggermente piegate e, senza un solo cenno di preavviso, infilò nuovamente il cazzo nel suo sfintere cedevole. Sapeva che questa posizione era particolarmente efficace perché i colpi vengono portati con tutto il corpo, dall'alto verso il basso, e la forza fisica è aumentata dal peso. Riprese quindi a muoversi lentamente, per evitare di farlo nuovamente crollare subito. Affondava ogni colpo sino a far scomparire tutto il fallo nel culo dell'uomo e poi si ritraeva con maggior lentezza. In questo modo la cappella strisciava a lungo sulla prostata, stimolandola al massimo. Con studiata freddezza Ilse rallentava il movimento quando sentiva il fallo incontrare la prostata e terminava l'affondo con colpetti decisi ma senza quasi muoversi.

- Oooooooooohhhhhhhhhhhh, mmmmmmmmmmmmmpffffffffffff

- Oh, gemi, che bello! Allora riesco a farti venire.

- Oooooooohhhoooooohhho

- Siiii, dai che ci riesco, dai che vieni ancora.

I gemiti di Marco erano strozzati e uscivano dalla sua bocca semiaperta come gorgogliando. Nonostante l'incredibile sfinimento e la completa "mungitura" subita in precedenza, sentiva una reazione nelle sue palle, come se rinnovato sperma bollisse al loro interno. Il cazzo riprese un leggerissimo turgore, non certo sufficiente per un amplesso, ma dava almeno segni di vita.

- Siiiiii, dai, ma allora sono bravissima, non credi?

- Ppp.... Pppp.......padrona ...... cosa........ mi......... succede?

Marco era terrorizzato dall'idea di un orgasmo. Il dolore che provava alle palle svuotate era lancinante. Ilse sapeva benissimo cosa stava provando l'uomo ed era anche lei genuinamente preoccupata. Il giorno prima lo aveva veramente "munto" allo stremo, sino a pompargli gocce di sangue dai coglioni completamente esausti e drenati. Non si immaginava cosa potessero espellere ora quelle ghiandole così martoriate. Ma l'eccitazione saliva in lei sempre più forte, così come il desiderio di vedere fin dove quel maschio sconfitto poteva reggere. Studiò i suoi gemiti per lunghi minuti, senza interrompere un solo istante i suoi movimenti. Sotto di lei, a Marco sembrava che le palle potessero scoppiargli e la sensazione di dover pisciare divenne sempre più forte. Più Ilse proseguiva nei suoi affondi, più quelle sensazioni aumentavano a dismisura. Purtroppo per lui la donna gli aveva serrato lo scroto col filo di nylon e le palle erano spinte verso il basso, nettamente separate dall'asta del cazzo. Ad ogni contrazione di una possibile eiaculazione le palle tentavano di risalire, ma erano dolorosamente impedite nel loro naturale movimento. Stava diventando una vera sofisticata tortura, messa in atto da una donna che, evidentemente, conosceva molto bene la fisiologia maschile ed era abituata a piegarla in suo favore.

- Dai, fammi vedere che sborri ancora. Fammi vedere cosa contengono le tue palle.

- Aaaaarghhh, uuummmmmpf, non ce la faccio, non.....ce...... la.....faaaacc....ccioooooo.

- Ce la fai, ce la fai. Adesso ti do una mano io. Vedrai, ti faccio venire come il coniglietto che sei.

Così dicendo ruotò il corpo sopra l'uomo sino a trovarsi a penetrarlo sul fianco, girata di 90 gradi rispetto al corpo di Marco. Per meglio imprimere una rinnovata forza ai suoi affondi estese la gamba sinistra e gli schiacciò la testa contro il pavimento, premendo con il piede su di essa. Poi riprese a muoversi dentro di lui, questa volta più velocemente. Stimolava adesso la prostata dell'uomo con il fianco del fallo e le borchie di metallo premevano su di essa con maggior forza. La penetrazione obliqua portava la cappella a premere sulle pareti anali, allargando ancora di più il canale rettale dell'uomo. Senza potersi più controllare Marco si mise a gridare di dolore mentre il suo corpo era squassato da vibranti contrazioni spezzate dal dolore fisico. Le palle tentavano ritmicamente di eiaculare un qualsiasi liquido che ancora potevano contenere ma cozzavano contro il tagliente filo di nylon. I colpi lenti e decisi erano devastanti. Sempre più distrutto cedette di schianto e si mise a piangere.

- Piiiieeeetààààààààà. Padronaaaaaa, pietàààààà. Peeeer......doooo...noooooo.

- Siiiiii, bastardo! Piangi, piangiiiiiii! Sei miooooooooo.

- Ba........sssttt........aaaaaaaa. aaaaaaaaa. Stttttt...oooooo. Mmmmm.....aleeeee.

- E allora crepa! Brutta troia. Maschio di merda, senza coglioni. Crepa, crepa!

- Oooooeoeeooeooeooeoeehhhh...oooooo..eeee.......e..........e.....

I gemiti ed i lamenti di Marco divennero sempre più penosi e rotti dal pianto. Il suo viso, schiacciato contro il freddo pavimento dal piede di Ilse, aveva un'espressione vitrea e vuota. Ilse gli afferrò il cazzo con la mano destra, piantò le unghie rosse appuntite nella carne cedevole, e prese a masturbarlo. La donna serrava l'asta del cazzo con tutta la sua forza e le unghie incidevano profondamente la carne facendola sanguinare. Lo stava distruggendo, fisicamente e psicologicamente. Difficilmente avrebbe nuovamente approcciato una donna con arroganza.

- E adesso dimmi che sei tu!

- Ssso....no il..tttuuu.oooo scchhh..iavo

- Solo? Solo il mio schiavo?

- Ss..soo.....ono la t....ua be.....sti.aaaaaa

- E poi?

- Ssss...........oooo..nnn..ooooo lla........tua.. mmeer.....da.

- Adesso ci siamo. Adesso vedrai che non avrò più bisogno di darti gli ordini. Adesso tu capirai i miei desideri e li esaudirai, senza parole. Aaaah, ahh, ahhh, ahh

Scoppiò in una risata fragorosa, portando le dita sul prepuzio e graffiandogli a fondo il frenulo con le unghie. Ruotò le unghie sotto la cappella e gli torse il cazzo come a volerglielo staccare mentre il corpo di Marco si irrigidiva totalmente. Rimase rigido per alcuni istanti, emettendo un suono gutturale che saliva direttamente dal ventre bloccato, per poi esplodere in una serie di contrazioni bestiali, eiaculando poche gocce di sborra fluida ed incolore, mista a sangue. Dopo pochi istanti crollò schiantato a terra completamente travolto dal delirio di dolore e frustrazione. Rimase immobile, con lo sguardo vitreo e perso, la bocca semi aperta, gemendo flebilmente. Rivoli di lacrime rigavano il suo viso mentre implorava debolmente Ilse di smettere. Lei torreggiò sopra di lui con il cazzo ritto sul ventre e si masturbò violentemente il clitoride, venendo come una pazza sopra il suo corpo. Era finita adesso. Ilse appagata dal godimento e dalla dominazione del maschio, Marco distrutto ed incapace di intendere. Lei avvicinò un piede alla bocca dell'uomo e lui, senza nulla dire, prese a leccarglielo debolmente. Ilse aveva ragione, adesso avrebbe fatto di tutto per evitare che lei proseguisse. Non c'era più bisogno di ordini. Era solo uno stallone domato, un'altra bestia da monta al servizio di Ilse.

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Anonymous
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1 Commenti
AnonymousAnonimocirca 13 anni fa

wow!! stupendo, non mi stanco mai di leggerlo, anche se odio la pratica dello strap-on mi eccita sempre tantissimo questo racconto specie le prime 4 parti...voglio una donna come ilse

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