Profumo di Donna

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Godere del proprio figlio.
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Oh, noo...!

Era così bello cullarsi nella tiepida acqua marina.

Ahimè! non ero in mare, ma nel mio letto avvolto nelle lenzuola bagnate della mia orina.

Era la prima volta che mi succedeva.

Avrei voluto urlare dalla rabbia.

Non riuscivo neppure a pensare.

Stava venendomi freddo.

Scesi dal letto per avvolgermi in un asciugamano e ripararmi dal bagno del materasso.

Avevo paura ad addormentarmi di nuovo e il freddo stava diventando pungente.

Mi chiamo Marco. Mi piace lo sport. Corro i cento metri ostacoli nella squadra del mio liceo e me la cavo abbastanza bene.

Non sono un campione, ma riesco sempre a piazzarmi ai primi posti nelle gare di istituto. Del resto comincio ora a mettere sù muscoli ed altezza.

In un anno ho raggiunto i 180 centimetri e 75 kili di peso.

Mia madre, Annasole, dice che mi sta venendo il fisico da atleta, braccia e gambe lunghe e proporzionate, e che sto sempre di più assomigliando a mio padre.

Io non l'ho mai conosciuto, quindi non so che dire.

Già!questo fantomatico padre!

Annasole aveva solo quattordici anni, quando lo conobbe.(Era un amico e collega di suo padre , un poco più giovane di lui, ma con venti anni più della mamma).

Questo era tutto quello che sapevo di lui.

Lei evitava sempre di parlarne.

So solo che poi sono nato io e lui è sparito nel nulla.

Annasole aveva dedicato tutta la sua vita a me, ma non aveva smesso di studiare.

Anche grazie ai suoi genitori. A diciotto anni, appena diplomata, aveva trovato lavoro come assistente ai ferri in uno studio dentistico. Il che le aveva permesso di trovarsi un piccolo bilocale dove vivere da sola con me. Non era facile.

Fortunatamente mi avevano accettato alla scuola materna, cosi non doveva troppo preoccuparsi , mentre era al lavoro.

Era tanto assorbita da me e dal lavoro che non aveva mai tempo di frequentare uomini. O almeno non me lo faceva vedere.

Spesso da piccolo, anzi, fino a dieci anni dormivo nel suo letto. Mi piaceva stringermi vicino a lei prima di addormentarmi. Aveva un profumo delizioso di lavanda ed era... morbida.

La nostalgia di quelle sensazioni mi rendeva ancora più insopportabile il bagno e il freddo che mi attanagliavano.

Scivolai fuori dall'asciugamano e mi avvicinai leggero alla sua porta.

Era socchiusa e nel silenzio sentivo il suo respiro regolare.

Dormiva.

Avevo freddo.Così ,piano piano, sollevai la coperta ed il lenzuolo e scivolai nel suo letto, attento a non svegliarla. Cercavo di scaldarmi col suo tepore, vicino, senza toccarla.

A poco a poco il calore mi avvolse rilassandomi e solo allora mi resi conto che avevo addosso solo la canottiera ed ero nudo nel letto di mia madre.

Non sapevo come fare.

Stavo cercando di sgattaiolare fuori quando lei, girandosi, mi mise il braccio sul petto, bloccandomi.

Nel sonno sussurrò qualcosa, senza svegliarsi, almeno mi sembrava, ma muovendo la mano come volesse accarezzarmi.

Avevo il naso vicinissimo al suo seno, ne sentivo il profumo. Avevo nostalgia di quando vi affondavo la faccia e lo tenevo nella mano stropicciandolo.

All'improvviso sentii affluire il sangue in basso, fra le gambe, lo scroto muoversi ritmicamente e il mio membro gonfiarsi fino a farmi male.

In un attimo mi ritrovai con quell'appendice diritta contro le lenzuola come se volesse bucarle.

Ed è in quel momento che Annasole pensò bene di muoversi, finendo proprio con una coscia contro il mio Coso duro.

Sarei voluto sprofondare nel nulla. Invece di allontanarsi sentii che cercava di capire cosa succedeva... nel dormiveglia. Restavo immobile come morto con lui sempre più duro e grosso.

Già, perché nel corso dell'ultimo anno non solo ero aumentato io di struttura, ma anche il mio Strumento aveva raggiunto dimensioni ragguardevoli. Da appisolato raggiungeva i 18 cm di lunghezza e quasi cinque di diametro.

Sicuramente si stava svegliando, perché il respiro aveva assunto un ritmo diverso, ma non si rendeva ancora conto bene di cosa stesse succedendo.

Sentii la sua mano scivolare su di me verso il basso, ebbi un sussulto ritraendolo lontano da lei e cercando di nasconderlo come potevo fra le gambe.

"Oh...Marco ,cosa c'è, ti senti male?"

"No, mamma, non so come mai ma ho bagnato il letto e mi è preso un freddo cane. Volevo riscaldarmi vicino a te." Posso? ".

"Ma certo amore mio". "Mah...sei nudo!"

"Scusa, mamma, non riuscivo a trovare la mia biancheria".

"Ma Marco, non sei mica più un bambino!"" Si che sono la tua mamma e non mi fa certo specie vederti nudo. Ma...va beh, ...vieni qui che ti scaldo".

Felicissimo mi spostai contro di lei col viso sprofondato fra i suoi meravigliosi morbidi, profumati seni.

D'istinto inserii la mia gamba fra le sue, dimenticandomi della mia appendice turgida, che andò a strusciare sul suo ventre piatto e caldo.

Per un attimo si irrigidì ritraendosi, poi mi strinse vicino fra le braccia dandomi un bacio sui capelli.

Passarono lunghi minuti di silenzio rotto solo dai battiti furiosi del mio cuore in sintonia con l'eco del suo.

La sua mano, lentamente scivolava dai miei capelli giù per la schiena, fino alle mie natiche nude, indugiando ad assaporarne la forma .

"Ma... sei gelato, ragazzo mio" e prese a sfregare la pelle nuda in circoli sempre più ampi, scendendo sulle cosce e di nuovo sulla schiena.

Quelle carezze avevano scatenato dentro di me ondate di demoni del piacere e d'improvviso mi trovai a strusciarlo contro il suo ventre, spingendo.

Il suo respiro si fece affannoso, ma lasciò fare, anzi.. la sua mano si mosse da dietro le natiche e scivolò sulla coscia all'interno risalendo fino ad incontrare i testicoli.

Esitò un attimo, poi cominciò ad accarezzarli, a titillarli come gioielli preziosi ,senza dire una parola e su ad avvolgere il mio nerbo stringendolo fino a fami sentir male.

"Come è diventato grosso, ragazzo mio" sussurrava fra i miei capelli facendo premere le mie labbra sul suo seno.

"Ma... che faccio, è mio figlio!" sibilò fra se. "ma che faccio?", "ma che faccio, sono impazzita?"

Ero rimasto impietrito senza parole. Sarei voluto scappare, ma rimasi immobile, arrossendo nel buio.

Eppure non mi cacciò dal letto.

Ci fu un lungo attimo di silenzio rotto solo dal nostro respiro.

Poi...

" Stammi vicino" disse tirandomi a se

Ero già vicino a lei, girato di schiena.

La sua mano scivolò leggera sul mio ventre fino al mio membro ormai ritiratosi e cominciò ad accarezzarlo muovendolo piano dentro e fuori. In un attimo lo sentii di nuovo prendere vita diventare turgido e dritto come un fuso, sempre più grosso.

"Uhm... , " disse mentre la sua mano passava ad accarezzarmi le palle. Un piacere che toglieva il respiro.

Mi stava cosi vicino che sentivo il calore del suo alito sul mio collo.

I suoi capezzoli mi sfioravano la schiena. Sentivo esplodermi la testa e non capivo.

Poi, repentina, mi girò supino e si mise a cavalcioni su di me , afferrò con entrambe le mani il mio pene spingendolo contro il solco delle sue Labbra turgide e umide .

Lo sentivo scivolare nei suoi umori.

Poi di scatto, con un abile colpo, lo affondò dentro di se,... in fondo.

Sentii la punta toccare e ritoccare la cervice per lunghi attimi e tutto perse i contorni fondendosi in una nebbia abbagliante.

Un fuoco mi esplose dentro spruzzando sussulti di piacere nel suo ventre, strappandole un singulto d'estasi pura e di stupore.

Solo allora parve rendersi conto di quello che era successo, si ritirò veloce dal mio membro rilasciandomi addosso gocce vischiose e corse in bagno cercando di liberarsi del miele che le avevo donato, lavandosi con getti di acqua e sapone,... con furia.

Scesi dal letto cercando di raccogliere con la mano il liquido che ancora gocciolava e mi avviai anch'io verso il bagno.

Era la mia prima volta con una donna ed ero ancora annichilito dalla meravigliosa sensazione provata. Ed era stata proprio stupenda la mia mamma.

"Posso entrare, mamma?"

Mi rispose con un filo di voce.

"Un attimo...".

"Vieni".

Era sul bordo della vasca con un asciugamano attorno alla vita, con negli occhi un velo di piacere e di angoscia.

"Mi risciacquo, mamma", dissi dandole un bacio sulla guancia.

Lei sembrò quasi ritirarsi, poi sporse il viso verso di me e stette seduta in silenzio a guardarmi lavare il mio membro da tutto il seme rimasto.

"Mamma, ...grazie"

Restò in silenzio per qualche istante poi si avviò verso la mia camera, tolse le lenzuola bagnate, mise un telo spesso e asciutto sul materasso e mi rifece il letto con biancheria pulita.

"Adesso copriti e torna nel tuo letto,...a dormire".

"Buonanotte mamma e grazie!"

Non disse nulla e si chiuse nella sua camera.

?

Cap.2

Uragano

Sdraiata nel letto, gli occhi spalancati, cercavo di capire cosa era successo. Sembrava tutto così irreale.

Ero come immersa in un sogno dal quale cercavo di uscire.

Avevo sentito nel sonno il calore di un corpo vicino al mio.

Ma io dormivo sola ormai da tanto tempo.

Da quando Marco, mio figlio era diventato troppo grande per stare a letto con me.

Aveva l'abitudine di appoggiare la testa sul mio seno, con una mano stretta sul mio fianco finché si addormentava.

Andavo sempre a letto senza reggiseno e con una leggera camicia da notte.

Una sera, aveva giusto poco più di dieci anni, lo sentii far scivolare la mano, furtivo, fra le mie cosce vicino alle mutandine.

Pensai fosse un caso, ma la mano indugiava a tratti sempre più vicino alle mie intime parti.

Era meglio che dormisse nel suo letto!

Nel dormiveglia, girandomi , la mia mano incontrò un corpo nudo, vicino.

Mi svegliai con un tuffo al cuore. Poi percepii che era Marco vicino a me.

Era freddo.

D'istinto mossi una gamba su di lui e col braccio lo avvicinai al mio seno, come quando era piccolo.

Sentii contro la coscia il suo corpo nudo rigonfiarsi ed irrigidirsi.

La sorpresa di quel contatto mi fece svegliare del tutto.

La mia mano scivolò a capire cosa stesse succedendo.Lo sentii ritirarsi.

"Cosa c'è Marco, ti senti male?"

"No, mamma, ho bagnato il letto e mi è preso un freddo da morire"." Volevo scaldarmi vicino a te. Posso? ".

"Ma certo amore mio, vieni qui vicino". "Mah...sei nudo!".

Certo. Era nudo.

Lo avevo sentito bene. E freddo.

Lo strinsi ancora di più verso di me per scaldarlo.

La sua gamba scivolò fra le mie, con un brivido, e insieme sul mio ventre sentii la sua appendice turgida e calda.

Volevo allontanarlo ma lo sentivo troppo gelato; la schiena , le cosce.

" Ma sei gelato, ragazzo mio" seppi solo dire e presi a sfregare la sua pelle, facendo finta di non sentire quella cosa deliziosa che risvegliava prepotente in me la nostalgia.

Un brivido mi prese giù, in basso, rilasciando gocce di caldo umore nelle mie mutandine.

Per un attimo persi coscienza di me.

La mia mano, libera, scese dalle natiche dentro le sue cosce e su... fino ad incontrare due calde grosse orchidee ed un gambo turgido, forte e pulsante della forza di un giovane uomo.

"Com' è diventato grosso!" sussurrai fra i suoi capelli, stringendolo di più al mio seno, persa nella piena di un feroce desiderio.

Fu un attimo, poi la nebbia si diradò e mi resi cosciente che quello era sì un giovane meraviglioso uomo, ma era mio figlio.

"Ma che faccio, è mio figlio?" sibilai fra me, allontanandolo.

Marco per qualche attimo restò in silenzio senza muoversi, accanto.

"Che stupida!".

"Stammi vicino" quasi lo implorai stringendolo forte a me.

Era tutto il mio mondo.

Mi sentivo in colpa, ma anche lusingata.

Il profumo del corpo di una donna gli aveva fatto dimenticare che ero sua madre e a me, il suo calore.., che era mio figlio.

" Stammi vicino" sussurrai a lui già vicinissimo.

Mi accovacciai stretta, cacciando ogni pensiero, e presi ad accarezzarlo risalendo fra le cosce al suo membro ormai rilassato

Con sussulti prima lenti , poi più veloci, rapidamente si rianimò diventando turgido e duro come un bastone.

I suoi occhi si chiusero in una nuvola di piacere.

Dentro di me di nuovo la luce si affievolì coperta dai flussi caldi che dal basso mi risalivano alla mente.

"Al diavolo" pensai, "mi pentirò dopo".

Lo girai supino e salii d'impeto a cavalcioni su quel turgido bastone strofinandolo contro le labbra avvolte nelle mutandine intrise di umore, avanti e indietro.

Ormai non avevo ritegno, dovevo sentirlo dentro di me.

Mi alzai un poco, facendolo puntare nel solco e in un istante lo avvolsi dentro, gonfio ,caldo.

La sua punta spingeva più e più volte l'utero fino a mozzarmi il fiato.

Il suo giovane e forte bacino s'inarcò di colpo, facendo scoppiarmi dentro fiotti di caldo seme come fuochi d'artificio.

Per un lungo attimo mi sentii sospesa nel nulla, col respiro bloccato.

E... riaffiorarono i sensi di colpa, mentre lo estraevo dal mio guscio gocciolante del seme di mio figlio.

Ormai era successo.

Non potevo più farci nulla.

Andai nel bagno cercando di ripulirmi il più possibile dentro.

"Oddio", un pensiero mi esplose nella mente. "Avevo finito il mio perioda già da dieci giorni!".

"Che cavolo!". "Ma no... era ancora presto", pensai! Una sottile angoscia si stava facendo strada in me.

Seduta sulla vasca, ero assorta in quei nuovi pensieri, quando...

" Posso entrare, mamma?", sentii Marco dire.

"Un attimo".

Mi misi alla vita un asciugamano.

"Vieni", dissi.

Entrò sorridendo.

"Mi risciacquo, mamma" e mi diede un bacio sulla guancia, nudo, con una mano sul suo cazzo ancora gocciolante.

Dovevo andare a sistemare per la notte la causa di tutto quello che era successo.

Misi un doppio asciugamano sul suo materasso bagnato, un lenzuolo pulito e...

"Adesso copriti e torna nel tuo letto a dormire!".

"Buonanotte mamma e grazie!".

"Di che cosa", pensai. "sono io che devo ringraziare te".

Il mio senso di colpa scivolò, sfumando, nelle spire di un sonno profondo.

->segue cap3. "Silenzio assoluto"

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1 Commenti
aiinaaiinacirca 9 anni fa
Quanta dolcezza

Delizioso racconto, scritto con tanto sentimento. Brava!!

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